Per quanto ci si possa sforzare, a Lecce è difficile avvertire vibrazioni politiche sotterranee. L'ansia veicolata dalla bufera economica, che qui si fa sentire non meno che altrove, {C}non trova sbocchi plateali nelle piazze e non promette neppure di vendicarsi nella ribalta silenziosa delle urne. Insomma, non sembra destinata a produrre fluttuazioni elettorali di rilievo. Semmai spinge a chiedere protezione, che a queste latitudini si è sempre affidata alle cure di una destra paternalista e benevola. Che ieri aveva i tratti gentili dell'ex sindaca Adriana Poli Bortone, attualmente senatrice e leader del movimento Io Sud, e oggi è incarnata dalle fattezze giovanili di Paolo Perrone, sindaco uscente - e probabilmente rientrante - e dal dominus del PdL pugliese Raffaele Fitto, già ministro del governo Berlusconi.

Del resto, Lecce è una città troppo snob per lasciarsi sedurre dal cambiamento. Non a caso qui la sinistra non è mai stata al governo salvo una fugace parentesi nell'ultimo scorcio del secolo scorso, una breve vacanza dalla routine conservatrice su cui si è costantemente adagiata la comunità locale. Insomma, a meno di clamorose sorprese che le inquietudini indotte dalla crisi e gli immancabili scandali politico-giudiziari (che a Lecce hanno riguardato da ultimo un mega appalto da ventitre milioni di euro per l'attivazione di una filovia) non possono escludere, Lecce sembra destinata a essere governata ancora dal centrodestra. Tra i capoluoghi della Puglia non se ne trova un altro che può vantare un simile pedigree.

Anche perché qui il centrosinistra cittadino non è mai riuscito a radicarsi davvero tra i ceti popolari delle periferie (di un anonimato che risalta ancora di più in una città che si vanta di essere la perla italiana del barocco) né a penetrare nel mondo delle professioni dal quale pure provengono molti dei suoi esponenti di spicco. In sostanza, la sua sfera d'influenza non è mai andata molto oltre la cerchia degli intellettuali che ruota intorno all'università, alla scuola e alle istituzioni culturali. D’altra parte, la debolezza complessiva della politica del tempo presente, a destra come a sinistra, lascia naturalmente ampi spazi soprattutto alla prima. E in questi spazi si insinuano sia le pretese dei gruppi d'interesse sia le richieste di protezione dei ceti meno abbienti.

Sono sei gli aspiranti alla carica di sindaco di Lecce, un numero allineato alla media dei candidati degli altri capoluoghi pugliesi in cui si vota, con l'eccezione di Taranto che, tanto per non farsi mancare nulla nella sua travagliatissima esistenza, ne incasella ben undici. Tra questi, che rappresentano le tre aree principali del firmamento politico nazionale con l'aggiunta dei grillini, della sinistra alternativa e di una lista civica, una sola donna (tra i ventotto candidati sindaco dei quattro capoluoghi pugliesi è dato trovarne un'altra soltanto a Taranto), Loredana Capone, attuale vicepresidente della giunta regionale pugliese e assessore allo sviluppo economico. Vincitrice per il Pd (è una notizia!) delle elezioni primarie del centrosinistra con il 49% dei voti su circa settemila partecipanti (contro i dodicimila di quattro anni prima), la candidata del centrosinistra è anche l'unica a coltivare qualche speranza di successo contro il sindaco uscente. Anch'egli, però, è passato plebiscitariamente (con l’84% delle preferenze su circa diciassettemila votanti) attraverso le primarie, un esperimento pressoché inedito per il centrodestra, con le quali il giovane bocconiano ha messo a segno contemporaneamente tre colpi politici di grande rilievo: ha affermato la sua leadership indiscussa nel centrodestra; ha riportato nella coalizione le pecorelle smarrite della Poli Bortone, uno spezzone del Terzo polo (Futuro e libertà) e le truppe bellicose del movimento secessionista per la Regione Salento; infine, ha ridimensionato pesantemente gli entusiasmi del popolo delle primarie del centrosinistra.

Dopo l'effervescenza generata nei due schieramenti dall'esperienza delle primarie, la campagna per le elezioni "secondarie" sembra trascinarsi abbastanza stancamente. E’ come se la campagna elettorale si sia consumata tra gennaio e febbraio di quest'anno e le elezioni vere siano state le primarie. Così, la città sembra vivere la contesa elettorale con distacco. Pochissimi si attendendono sorprese. Alcuni tutt'al più le vagheggiano. A dispetto delle indiscrezioni sui sondaggi che non sembrano lasciare scampo alla candidata del centrosinistra: il suo avversario potrebbe vincere addirittura al primo turno.

Tuttavia, come tutti sanno, i pronostici - anche quelli elettorali - sono fatti per essere sconfessati dai dati reali e solo chi non ne fa non sbaglia.