L'annientamento della popolazione ebraica compiuto dai nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica è rimasto per lungo tempo, malgrado le sue dimensioni (quasi la metà delle vittime dell'olocausto), assai poco studiato. All'origine stava la difficoltà degli storici di accedere agli archivi sovietici e di interpretare la documentazione ufficiale, stando alla quale nella guerra scatenata dai tedeschi contro i popoli sovietici non vi fu una «guerra speciale» contro gli ebrei. Oggi invece la pubblicazione di una grande quantità di materiali permette non solo di ricostruire le modalità della «soluzione finale» sul fronte orientale, ma anche di illustrare le contraddizioni della politica dell'Urss di fronte alla nazione ebraica e allo sterminio. Il volume mette in evidenza i principali aspetti della Shoah nei territori sovietici occupati dai nazisti: l'immediata esecuzione degli «ordini» d'identificazione e soppressione su base razziale; la natura pubblica del genocidio e la sua funzione esemplare; il successo della propaganda antisemita associata a quella antibolscevica; il ruolo del collaborazionismo delle popolazioni locali e il loro coinvolgimento negli eccidi avvenuti durante il conflitto.

Antonella Salomoni insegna Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università della Calabria. Tra i suoi libri: Il pensiero religioso e politico di Tolstoj in Italia (Olschki, 1996), Nazionalità ebraica, cittadinanza sovietica (Pàtron, 2001) e Il pane quotidiano. Ideologia e congiuntura nella Russia sovietica (Il Mulino, 2001).

L'Unione Sovietica e la Shoah. Genocidio, resistenza, rimozione, Collana "Biblioteca storica", Il Mulino, 2007, pp. 368