Per ricordare Alberto Asor Rosa – scomparso a Roma lo scorso 21 dicembre, a 89 anni – si può forse partire dalla fotografia che lui stesso aveva scelto o quantomeno approvato per la custodia del Meridiano Mondadori a lui dedicato: una fotografia in cui fissa l'obiettivo con metà del volto che emerge dall'ombra. Questa immagine sembra evocare uno dei tratti dominanti dell'attività di Asor Rosa critico letterario: lo sguardo indagatore sui contenuti e le forme della letteratura alla ricerca di elementi per illuminare il contesto politico, sociale e civile della storia d'Italia. È significativo che, anche quando il panorama attorno era profondamente mutato rispetto a quello in cui si era formato e nel quale aveva consolidato la sua influenza culturale, questo bisogno di saldatura tra livelli diversi non fosse venuto meno. Nell’introduzione a Genus italicum (1997) si legge:

«Se il sistema culturale democratico-occidentale è tutto in movimento, può essere utile stendere sulle fessure e sui crepacci che si vanno aprendo una serie di passerelle e di trampolini, che consentano ad un intero continente che si va sganciando di mantenere una trama di relazioni con il proprio passato. [...]. In questo senso niente di meglio della critica letteraria, disciplina tipicamente intermediaria, per svolgere tale funzione».

Anche l’impostazione della monumentale Letteratura italiana Einaudi può essere letta come uno sforzo in questa direzione: far emergere i nodi problematici e le ragioni strutturali profonde della cultura letteraria italiana. Senza perdere mai di vista però – ed è un aspetto fondamentale – ciò che è specifico della letteratura: dal punto di vista espressivo, stilistico, formale. È questo che rende ancora oggi la Letteratura Einaudi – almeno a giudizio di chi scrive – la più importante storia della letteratura del nostro Paese. Basta scorrere i titoli a caratteri bianchi sui dorsi blu dei volumi per cogliere l’ampiezza dell’intera operazione: Il letterato e le istituzioni (1982), Produzione e consumo (1983), Le forme del testo (1984), L’interpretazione (1985), Le questioni (1986), Teatro, musica, tradizione dei classici (1986), Storia e geografia della letteratura italiana (1989). Migliaia di pagine a cui seguiranno, negli anni Novanta, numerosi altri volumi di completamento, in cui spiccano i quattro dedicati alle Opere (1992-96), con saggi su testi giudicati a vario titolo significativi per la storia letteraria italiana. Non solo i classici riconosciuti ma anche, per dire, gli scritti di Leonardo da Vinci.

Anche l’impostazione della monumentale Letteratura italiana Einaudi può essere letta come uno sforzo per far emergere i nodi problematici e le ragioni strutturali profonde della cultura letteraria italiana

Il contributo di Asor Rosa a questo disegno è stato decisivo non solo per l’impostazione ma anche per la qualità dei saggi scritti in prima persona. Riflessioni di sistemazione generale come Fondazione del laico, nel quinto volume, oppure Il canone delle opere, in apertura della serie dedicata alle Opere. Ma anche approfondimenti monografici su singoli periodi (ad esempio, la Controriforma) o autori: nel volume delle Opere recano la sua firma i saggi sul Decameron, i Ricordi di Guicciardini, l’Istoria di Sarpi, I Malavoglia, Pinocchio,La persuasione e la rettorica di Michelstaedter, i Canti orfici di Campana, le Lezioni americane di Calvino.

È indicativo che questi saggi siano l’architrave su cui è edificato anche il Meridiano: quasi cinquecento delle oltre millecinquecento pagine che lo compongono sono occupate da scritti che derivano dal cantiere della letteratura einaudiana. Prima, il volume raccoglie un’ampia scelta del libro più noto di Asor Rosa, Scrittori e popolo (1965), seguito da una riflessione sullo stesso tema a cinquant’anni di distanza, Scrittori e massa (2015), testimonianza di uno sforzo di sistemazione continua dal punto di vista storiografico. A questo tipo di indagine, d’altronde, Asor Rosa è rimasto sempre profondamente legato: si pensi solo alla scrittura dei tre volumi della Storia europea della letteratura italiana (2009), secondo attraversamento in solitario della storia letteraria italiana dopo la Sintesi pubblicata nel 1974.

"il mio amore per i classici (o meglio: per i 'grandi scrittori') si è rinsaldato ed è cresciuto nel corso degli anni fino a diventare una vera passione, un vero connotato dell’esistenza"

Questa intensa attività di scrittura critica si è accompagnata, negli anni, a molto altro: Asor Rosa è stato, com’è noto, uno dei protagonisti del dibattito politico e intellettuale del nostro Paese (del suo impegno in questo campo altri più competenti di me potranno parlare). Ma a scandire la sua vita è stato soprattutto l’insegnamento universitario prima come assistente di Natalino Sapegno e poi, dopo il passaggio d’obbligo in altre sedi, come professore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza. La stessa Facoltà in cui, nel 1951, era entrato da studente. Lo aveva ricordato lui stesso in occasione della sua ultima lezione, nel 2007: «sono cinquantadue anni che, nell’una o nell’altra veste, prima da studente, poi assistente volontario, poi assistente ordinario, poi professore incaricato, poi professore ordinario, poi professore tout court, poi professore anziano frequento con assiduità […] questi luoghi» per arrivare poco dopo a richiamare l’amore per la letteratura che ha animato tutta la sua vita: «il mio amore per i classici (o meglio: per i “grandi scrittori”) si è rinsaldato ed è cresciuto nel corso degli anni fino a diventare una vera passione, un vero connotato dell’esistenza».

Negli ultimi anni la scrittura di Asor Rosa si era aperta alla dimensione narrativa o meglio “d’invenzione”, come viene definita nel titolo del Meridiano. Nata inizialmente come recupero di memorie personali, si è poi sviluppata in una dimensione più libera sino a costituire un terzo filone della sua già intensissima produzione. Un giorno, vedendo sul suo tavolo da lavoro la sua copia di L’alba di un mondo nuovo, il suo primo libro narrativo, mi venne naturale di chiedergli come fosse arrivato alla scrittura creativa, se avesse fatto tentativi in precedenza. «Mi ero sempre represso», rispose. Poi mi mostrò un armadio in cui conservava i libri che aveva letto da bambino. Da cui tutto era iniziato.