C’era una volta nella Repubblica italiana la Costituzione formale scritta da uomini bianchi di mezz’età o poco più, prevalentemente “catto-comunisti”, preoccupati di evitare l’impatto della Guerra Fredda. Era una Costituzione difensiva. Non consentiva a nessuno né di vincere tutto né di perdere tutto. Era anche un po’ punitiva. Stabiliva diritti e doveri, anche dei governanti, e responsabilità precise. Quegli uomini bianchi sembravano essere stati molto previdenti e anche lungimiranti. La Costituzione formale non soltanto superò e assorbì molte traversie, ma sopravvisse anche al crollo del sistema dei partiti nel 1992-1994. I  discendenti degli uomini bianchi, tuttavia, non riuscirono a trovare un accordo sugli aggiornamenti necessari cosicché fecero la loro rumorosa e danarosa irruzione sulla scena politica i sedicenti moderati, più o meno padronali e federal-secessionisti. Turbati dai lacci e lacciuoli della Costituzione formale, i “moderati” ne formularono una profonda revisione: addirittura 56 articoli su 138. Ma quegli estremisti degli elettori italiani bocciarono tutta la cosiddetta riforma con un referendum nel giugno 2006. Da allora, i sedicenti moderati del partito dell’amore hanno recuperato una loro fantasiosa versione della Costituzione materiale, vale a dire di comportamenti e di interpretazioni che, nella visione di Costantino Mortati, non contraddicono e non violano la Costituzione formale vigente, ma la integrano e la adattano. Per i moderati, invece, la Costituzione materiale deve sostituire la Costituzione formale tutte le volte che a loro fa comodo, e, soprattutto in tema di poteri del capo del governo e dei magistrati, a loro farebbe comodo molto spesso. Invece, no. La Costituzione formale scritta va rigorosamente osservata. Può anche essere criticata, in maniera argomentata, opportunamente guardando alla realtà delle altre democrazie parlamentari. La Costituzione materiale ha valore quando tutti gli attori politici concordano sull’interpretazione e ne accettano la prassi. Non può essere usata come un martello per distruggere la Costituzione di tutti. In caso di disaccordi, non può esserci alcun dubbio. La Costituzione formale prevale sempre, senza eccezione alcuna sulla Costituzione materiale.  

 

Salvare la Costituzione italiana, anche dagli azzeccagarbugli di ogni colore e provenienza. Riformandola. Lo spazio è ampio. Bisognerebbe innazitutto conoscere la nostra Costituzione, quindi le Costituzioni di qualche altro sistema politico democratico e la logica dei rapporti fra istituzioni e politica. Poi sarebbe possibile riformare in maniera decente e democraticamente fruttuosa.

Quattro interventi di Gianfranco Pasquino (autore del volume Le parole della politica, recentemente pubblicato dal Mulino).