In quella che si è già preannunciata come una intensa battaglia comunicativa per convincere gli indecisi a votare dalla propria parte al prossimo referendum costituzionale, le due opposte fazioni stanno progressivamente affinando tecniche e strategie per raggiungere gli elettori con l’obiettivo di attivare e raccogliere il loro consenso. Nel campo del «no» l’atipica sinergia tra soggetti profondamente diversi, riuniti dall’anti-renzismo e dall’opposizione alle riforme del governo, ha dato vita a una pluralità di fronti comunicativi che pare stiano riuscendo a collegarsi con segmenti diversi della società. Viceversa, il fronte per il «sì» ha finora mostrato qualche difficoltà ad allargare l’area del sostegno oltre il perimetro occupato dal Partito democratico e dalle formazioni politiche di governo.

Come già abbiamo evidenziato, la sfera dei social media (e in particolare di Twitter) rappresenta un luogo privilegiato per l’osservazione di queste dinamiche. Nel corso della nostra prima rilevazione dello scorso giugno, infatti, il dibattito on-line tra i due fronti, identificati tramite l’uso degli hashtag-chiave #iovotono e #bastaunsi, è sembrato riprodurre uno schema di contrapposizione «popolo vs élite», in cui utenti di varia estrazione e provenienza politica sul lato del «no» hanno sviluppato un’importante volume comunicativo, a fronte di una performance modesta dei «pro sì», come detto principalmente riconducibili al Partito democratico.

Ciò che ci proponiamo di fare in questo nuovo contributo è continuare a monitorare la presenza su Twitter del tema del referendum, indagando quanto questo sia effettivamente dibattuto e quali siano i soggetti che sostengono le due posizioni.

Dall’analisi dei tweet tra l’11 e il 20 luglio viene confermata la sproporzione di forze fra l’attività dei sostenitori del «no» e quella dei sostenitori del «sì» già riscontrata nel periodo precedente. Infatti, sono 6.971 i tweet che riportano l’hashtag #bastaunsi, mentre sono più del triplo (20.983) quelli che utilizzano #iovotono per evidenziare la loro opinione. Anche gli attori coinvolti e le dinamiche che li legano rispecchiano molto fedelmente quanto riscontrato nella rilevazione di giugno e, come segnalato dal nostro grafico a bolle, il fronte del «sì» (in rosso) pare essere principalmente animato da parlamentari, consiglieri locali o attivisti di alto rango del Partito democratico. Al contrario, il parterre degli utenti che postano per il «no» (in colore verde) ha un profilo decisamente più variegato e meno definibile politicamente. Appare dunque evidente come la dinamica comunicativa di «popolo vs élite» non rappresenti una caratteristica estemporanea osservata in un particolare momento, ma piuttosto una dimensione costitutiva del dibattito referendario su Twitter.

Un secondo aspetto del dibattito sono le menzioni nei tweet, che possono fornire un’idea di chi viene coinvolto nel dibattito e, in special modo, del suo livello di personalizzazione. Come si vede nella tabella 1, sia coloro che postano usando #bastaunsi sia coloro che utilizzano #iovotono menzionano in maniera preponderante Matteo Renzi e la ministra Boschi. A questo punto, tuttavia, l’uso del social network diverge significativamente: nella tabella sono infatti evidenziate in grassetto le menzioni di account «istituzionali» come parlamentari, consiglieri comitati o attivisti di alto profilo che sono apertamente con il fronte che li cita, mentre sono sottolineate e messe in corsivo le menzioni di account «istituzionali» schierati con la fazione opposta. Da questa analisi emergono due elementi significativi, ovvero che in primo luogo gli utenti di #bastaunsi si rivolgono prevalentemente ad account «istituzionali», e in secondo luogo che questi utenti menzionano esclusivamente account istituzionali appartenenti alla stessa fazione. Per contro, coloro che postano #iovotono manifestano un uso duplice del social network, in quanto utilizzano il proprio hashtag sia per connettersi con altri sostenitori della loro causa (alcuni di questi sono attori «istituzionali»), sia per ingaggiare importanti esponenti della parte in un dialogo (o quantomeno per mandare un messaggio).

Il profilo che emerge quindi dall’analisi degli utenti e delle menzioni è quello di uno spazio del discorso politico profondamente diviso, in cui una parte (#bastaunsi) sembra più focalizzata verso una comunicazione interna, mentre la parte avversa (#iovotono) è più aggressiva verso gli attori centrali del campo «pro-sì» (Renzi e Boschi).

Allo scopo di comprendere ciò che è successo nel lungo periodo, a distanza ormai di due mesi dal lancio ufficiale dall’hashtag #bastaunsi a metà maggio, abbiamo effettuato una ricognizione dei tweet recanti #bastaunsi e #iovotono nel periodo che intercorre fra il 1 maggio e il 20 luglio. Per ottenere il trend presentato nel grafico 2 abbiamo utilizzato una differente metodologia rispetto a quella utilizzata sia nel precedente post, sia nel testo più sopra. Infatti per consentire l’analisi della produzione giornaliera di tweet in un periodo di quasi tre mesi si è reso necessario ricorrere ad un metodo che sulla base di un campione stima il numero di tweet su ogni singolo hashtag, fornendoci quindi un’informazione affidabile, anche se non puntuale, dei tweet prodotti per #bastaunsi e #iovotono.

Dal grafico è dunque possibile ricavare tre differenti indizi su quali siano dinamiche che hanno caratterizzato questi primi mesi di campagna. In primo luogo i due trend sembrano regolarizzarsi sul lungo periodo, assestandosi, in entrambi i casi, su un volume di produzione più basso rispetto alla grande attività rilevata nella prima fase. In secondo luogo, i picchi nelle rispettive timeline appaiono correlati, probabilmente un effetto della maggiore attenzione per la tematica in precise finestre temporali. In terzo luogo, con la significativa eccezione del periodo post-lancio, #bastaunsi non totalizza quasi mai un ammontare di tweet superiore a #iovotono.

Per concludere, #iovotono si mantiene il messaggio preponderante nel mondo virtuale di Twitter. Offline le forze in campo stanno via via strutturandosi maggiormente, con il fronte per il «sì» che è riuscito a raccogliere le firme necessarie per costituirsi come comitato, riuscendo in questo modo ad ottenere risorse vitali da investire nella campagna comunicativa. Per il Pd il referendum è una partita fondamentale, da non perdere, e sembra abbiano deciso di non lasciare facilmente la vittoria all’altro fronte. Almeno su Twitter.