Iniziamo questo numero con una chicca, il saggio in cui Avishai Margalit continua il suo colloquio ideale con Isaiah Berlin: leggibilissimo, commovente, radicale. I temi sono l’ebraismo, il sionismo, Israele. Ma la tesi è originale e profonda, e fa riflettere se si pensa all’Europa e all’assenza di un demos europeo: la vera libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel proprio Paese.

Europa appunto, nostra croce e delizia: non potevamo abbandonarla dopo le elezioni e continueremo a tornarci. Al voto per il rinnovo del Parlamento europeo dedichiamo sei articoli importanti (Baldini, Caiani, Dastoli, Reynié, Tuorto, Valbruzzi-Vignati), alcuni dei quali sono riflessioni significative sul populismo. Ma all’Europa si riferisce anche il saggio di Davide Antonioli e Paolo Pini, rivolto al tema sul quale l’Unione ha fallito, la crescita e l’occupazione. E anche il confronto tra Franca D’Agostini e Maurizio Ferrera, che prende spunto da un ampio intervento dello stesso Ferrera pubblicato sul primo numero di quest’anno (L’Europa in trappola: come uscirne?).

Il «caso italiano» tocca un insieme di temi presenti nel dibattito pubblico del nostro Paese, importanti e attuali. A cominciare dall’articolo di Emanuela Ceva e Maria Paola Ferretti sull’obiezione di coscienza dei medici all’interruzione di gravidanza: l’analisi è spietata e le conclusioni molto dure. Sulle difficoltà di uscita dalla crisi in cui versiamo la riflessione di uno dei nostri migliori economisti, Carlo D’Adda, è chiara, equilibrata e proprio per questo preoccupante. La ricorrente questione del sovraffollamento delle carceri – e di provvedimenti di amnistia per tamponarlo – è affrontata da Gabriele Della Morte in un quadro di grande ampiezza e spessore. Su scuola e valutazione degli studenti, uno dei nostri temi classici, pubblichiamo le riflessioni, serie e oneste, di Paolo Sestito, ex presidente dell’Invalsi, che faranno discutere. E infine uno dei temi della ricerca di Pasquale Colloca e Piergiorgio Corbetta sugli elettori del Movimento 5 Stelle alle politiche del 2013 – sono di destra o di sinistra? –, cui va aggiunta, nella rubrica «Cattaneo ricerca», l’analisi del voto di provenienza grillina nel ballottaggio alle elezioni comunali di Roma e nelle regionali in Sardegna, dove i 5 Stelle non presentavano candidati propri.

Si tratta ormai di elezioni lontane, in un contesto politico in rapido cambiamento: l’Istituto Cattaneo ci ha già fornito le prime riflessioni sul voto grillino alle recenti elezioni europee, ma dovremo ancora attendere per avere analisi con un approfondimento paragonabile a queste. Domanda: se il M5S è anche, come risulta da queste analisi, un contenitore di elettori di centrodestra o centrosinistra insoddisfatti dei partiti cui in precedenza si riferivano, che cosa succede al baricentro destra/sinistra di questo movimento quando il grado di insoddisfazione muta? Se ora, con Renzi, gli elettori di centrosinistra ritornano in parte al Partito democratico e gli elettori di centrodestra, ancor più insoddisfatti dei loro partiti tradizionali, si rivolgono al contenitore grillino, non muterà il baricentro destra/sinistra del M5S? Non rischiano di diventare, i 5 Stelle, un movimento prevalentemente di destra? L’alleanza di Grillo in sede europea con l’Ukip di Farage dà da pensare.

Nella sezione monografica intitolata Statalisti? Massimo Florio e Fabrizio Onida discutono un appassionato articolo di Mariana Mazzucato, Ripensare la concezione di Stato: si tratta di una riflessione sulla politica industriale, in cui l’autrice sintetizza le tesi di un suo libro recentemente tradotto in italiano. Ci dispiace che un valente economista di impostazione liberista, che ci aveva promesso un suo contributo (la stessa espressione di «politiche industriali» gli avrà fatto rizzare i capelli in testa), non sia riuscito a rispettare i tempi di consegna.

Meritano poi almeno un cenno il «macinalibro», in cui Pippo Ranci recensisce un bel libro curato da Ciocca e Musu, Natura e capitalismo; e l’intervento di Ugo Cardinale, che denuncia L’equivoco del neo-umanesimo, in polemica con un precedente saggio di Asor Rosa, Esposito e Galli della Loggia.

Infine il nostro pensiero a Ezio Raimondi, che viene ricordato da Andrea Battistini, nel suo profilo più ampio di grande studioso e uomo di cultura e di libri, e da Ugo Berti, per quanto riguarda il ruolo fondamentale svolto al Mulino.