Il Margine, il bell'editore di Trento, ha pubblicato un dossier molto ben fatto su Comunione e liberazione. È scritto soprattutto per chi, nella Chiesa italiana, esercita una responsabilità pastorale, di vescovo o almeno di sacerdote, o di genitore cattolico con figli adolescenti in cerca di un ambiente formativo per giovani.

Don Giussani, infatti, muovendo dal famoso liceo Berchet in Milano, dove nel 1954 era insegnante di religione, ha fatto vivere nella Chiesa cattolica un "movimento cattolico" di influenza nazionale, con una indubbia originalità, matrice forte di un proprio "successo storico". Ma, purtroppo, si sono visti anche sviluppi etici assai negativi, nel contesto già segnato da gravi limiti della Chiesa italiana. Cl fu pure aiutata ad affermarsi dal declino indubbio della grande esperienza democristiana (in politica) e della Azione cattolica (nell'attualità associativa cattolica). Forse, però, più impoverendole che riuscendo a correggerle nei loro limiti originali, ottocenteschi e preconciliari.

Gli autori di questo "dossier" sono partecipi dell'élite lazzatiana lombarda, in grado di mantenere quanto promettono nel titolo: offrire "spunti per una discussione", indubbiamente seria nella "chiesa e nella società italiana". In cento paginette (e sessanta citazioni ben scelte e annotate con competenza sicura), i sei capitoletti di questo dossier forniscono l'essenziale per discutere e giudicare con responsabilità proporzionata all'importanza del caso, qui intensamente "riassunto" senza indulgere a cronache lunghe ormai più di sessant’anni, complesse e anche discutibili. Cl non è stata priva di conseguenze da analizzare: con equilibrio ma, anche, con prudenza. Di chi vi ha partecipato, e non solo osservato, con il rispetto dovuto a dimensioni, influenze, alleanze del movimento di Cl e dei suoi prodotti in varie direzioni (editoriali, economiche, partitiche, con sigle proprie e appartenenze molto caratterizzanti).

Il "riassunto" operato da questo testo è centrato sui principi essenziali del movimento, senza nulla concedere alla sua cronaca, sempre più anche piena di scandali, soprattutto nella Lombardia regione-madre.

Questo dossier si caratterizza per competenza, sobrietà e per un equilibrio rispettoso circa don Giussani e il suo obiettivo di un "cristianesimo di convinzione" e non di mera tradizione; e per i "tanti giovani trasparenti e generosi" che hanno apprezzato questo fine e la ricerca esperita largamente e a lungo, da non confondere con l'attività complessiva, assai acritica di Cl nella sua impostazione globale prevalente. Dopo "genesi e breve storia di Cl", i punti essenziali qui svolti sono relativi alla "teologia di Comunione e Liberazione" , ai "rapporti ecclesiali e all'ecclesiologia del movimento": soprattutto ai due nodi essenziali, della "problematica centrale dell'educazione" e all'"interpretazione della sussidiarietà: questione decisiva". Questo rapporto termina, sobriamente, secondo la sua intenzione fondamentale, con "alcune conclusioni" e una bibliografìa, minima, ma che indica 28 testi, per quanto mi pare del tutto fondamentali, i più positivi nella proposta e i più seriamente critici nella valutazione.

Forse, questo rapporto ha il merito, o la fortuna, di comparire in un periodo della Chiesa nuovo e diverso rispetto agli ultimi cinque o sei decenni. Nei sessant'anni passati dal 1954, mancava ciò che solo ora è vivo: oggi, nella Chiesa, è "normale" (anche se resta difficile e impegnativo) discutere. Ora si può e si deve discutere tra noi, come regola giusta e "necessaria" per tutti.

Le dimissioni di papa Benedetto per la Chiesa cattolica sono valse come un concilio nuovo e molto positivo. Lo sentiamo nello spazio di novità che si aggiunge a quello che, peraltro, ebbe inizio dalla "santità" propria di Giovanni XXIII: ora questo stile si avverte (con una sua sfumatura di provocazione di "nuovo continente") in papa Francesco, dentro la struttura centrale della Chiesa universale (era stato "secondo" già nel precedente conclave...!); nella crescita a primo (unico nel nome "scelto" di Francesco, e primo papa dopo una dimissione del predecessore), questo suo "stile intimamente conciliare" e comunemente "democratico", si annuncia finalmente da apprezzare in tutti: nelle chiese locali, e in articolazioni di condizioni abituali, per persone, comunità, popoli e Stati.

Siamo, così, affacciati e chiamati da una grande crescita di pensieri, responsabilità, differenze, somiglianze, amicizie e convergenze. Tra i cristiani, in primissimo luogo. Tra le loro chiese e dentro la Chiesa stessa; e tra popoli e civiltà, con le loro tradizioni, fedi e culture. Non vi è nessuna necessità di odi e lotte mortali: nessuno può trovare vantaggio da guerre e sopraffazioni. Abituarsi alle relazioni è sufficiente, praticarle basta.

Questo futuro davvero nuovo già si sente presente: in varissime sedi sulla Terra. Esserne consapevoli è bello, produce gratitudine: correzioni se siamo adulti, gioia se si è giovani, o ancora giovani da anziani. Per tutti questo dato crescente di civiltà fa crescere pace e fiducie reciproche, consente di resistere ai ritardi con carità e fa assorbirli con pazienza. Il significato del tempo, venuto dal profondo, aiuta tutti a mutare un po' in meglio. Ognuno trova nuova energia, e anche una sua gioia, nel pagare il prezzo che gli compete. Sinceramente, non credo possa esserne indenne Cl, e i suoi fin qui discutibili estimatori imprudenti.