Il lascito del ministro Profumo, entrato nel governo Monti da presidente del Cnr e già rettore del Politecnico di Torino, fa dubitare della bontà della scelta di affidare il Miur a un tecnico con esperienze settoriali rispetto all’universo scolastico. Perseguendo con atti ministeriali – non si sa se così necessari, dato che a emetterli è stato il ministro di un governo dimissionario – obiettivi presumibilmente legittimi per il buon funzionamento dei corsi universitari ad accesso programmato, Profumo ha però imposto oneri che ostacolano il buon funzionamento della scuola secondaria, che pure rientra anch’essa nel mandato del Miur.

La discussione divampa sull'introduzione, discutibile e comunque non spiegata dal ministero agli studenti e alle loro famiglie, nel decreto ministeriale emanato il 24 aprile, dei bonus da 4 a 10 punti da aggiungere al punteggio massimo di 90 ottenibile dai test nazionali, previsti a partire dal 23 luglio per Medicina e Chirurgia. I bonus, data una soglia minima di 80/100, sono calibrati in relazione ai punteggi conseguiti nell’anno scolastico precedente dal quinto migliore dei maturati in ciascuna scuola, informazione data sul sito del Miur a ridosso di fine maggio. In questa sede vorrei soffermarmi in particolare su due aspetti di metodo.

Il primo è, come è ovvio, quello dei tempi. Il decreto è stato emanato quasi immediatamente a ridosso della fine del secondo semestre scolastico, massimizzando quasi scientemente l’incertezza tra gli studenti e le loro famiglie circa le modalità di valutazione ai fini della graduatoria nazionale. Si sono così scaricate sugli insegnanti, anche sollecitati dagli studenti e dalle loro famiglie, le scelte relative a come eventualmente modificare la valutazione degli studenti stessi, per evitarne una indebita penalizzazione a causa del cambiamento in corso d’opera delle regole. Ad esempio, se ci si basa sui punteggi conseguiti nell’anno precedente, una manovra elusiva del provvedimento sarebbe quella di rialzare i punteggi per aumentare la quota dei maturati di quest’anno con diritto ai bonus, aggravando ovviamente, con lo spostamento della distribuzione dei voti verso la zona alta, il problema per la coorte successiva se la norma fosse mantenuta.

Il secondo aspetto, più grave, è quello dell’interferenza nello svolgimento ordinato dei programmi di studio. È questa la conseguenza dell’altro provvedimento di Profumo, datato 14 febbraio, con il quale il dipartimento per l’Università informa sulle date dei test nazionali per quest’anno (il primo, anticipato al 23 luglio per Medicina, praticamente in continuità con gli esami di maturità) e per il prossimo. Secondo una logica che considera evidentemente la scuola secondaria subordinata anche nel proprio funzionamento organizzativo ai corsi universitari a numero programmato, per il 2014 le (uniche) date sono addirittura collocate nella prima quindicina di aprile. 

È facile prevedere che, in tal modo, lo svolgimento del programma scolastico rischia di essere compromesso in vista della preparazione ai test, per l’ovvia richiesta degli studenti interessati e delle loro famiglie di privilegiare determinati contenuti rispetto ai programmi ministeriali propri di ciascuna scuola. Che cosa accadrà agli altri studenti, che devono prepararsi per test di accesso diversi in altri corsi universitari o che devono completare la loro preparazione ai fini dei tanto evocati corsi di alta preparazione tecnico-professionale? E come si valuterà il lavoro del docente in una scuola sottoposta all’ennesima richiesta di adeguamento a una esigenza esterna, quando ancora non si è completato il primo ciclo della riforma Gelmini e si preannuncia l’uso dei test Invalsi anche ai fini del punteggio di maturità?

Il neo ministro Carrozza ha minacciato le dimissioni in assenza di maggiori risorse per la scuola. Un provvedimento a costo zero sarebbe quello di annullare intanto la misura sui bonus per quest’anno e il calendario per le prove per il prossimo anno, dedicando i mesi estivi a riflettere su come proporre un ragionevole percorso nel programmare le proprie agende agli insegnanti, agli studenti e alle loro famiglie.